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I fondatori, gente umile, ma pratica, mossi da ideali sociali, impegno, entusiasmo e fiducia reciproca capirono l'utilità di unire le loro forze per un vantaggio comune.

​La storia della Cooperativa Edificatrice Operaia "Filippo Corridoni" inizia il 7 dicembre 1907 quando venne fondata, da 14 soci, la Società Anonima Cooperativa “L'Edile di Baggio” allo scopo di risolvere il problema abitativo dei soci con la costruzione di alloggi da offrire loro in godimento nella forma della proprietà indivisa.​

Allora Baggio era un Comune prevalentemente rurale della cintura milanese con un deciso sviluppo demografico e con notevoli carenze edilizie. Il bisogno di nuove case e la diffusione tra i lavoratori delle idee di progresso socialista e di mutualità, anche in base alle esperienze delle prime cooperative di consumo, fecero sorgere in molti la consapevolezza che solo un'azione collettiva avrebbe potuto fornire una soluzione adeguata.

Davanti all'Avvocato Enrico Buttafava, si riunirono Francesco Giussani (muratore), Cirillo Quaglia (muratore), Angelo dell'Era (operaio), Luigi Signò (muratore), Luigi Formenti (muratore), Luigi Cattaneo (bracciante), Luigi Sartirana (contadino), Paolo Della Vedova (contadino), Paolo Pellizzoni (segantino), Giuseppe Morandi (operaio), Enrico Quaglia (sabbionaio), Carlo Restelli (muratore), Luca Restelli (muratore).

Come testimoni della stesura costitutiva: Luigi Monti e Arturo Maferrari.

Quindi, i primi soci, con l'aiuto e sostegno della Società Umanitaria (fondata nel 1897), della Coop di Consumo di Baggio (fondata nel 1904) e della Sezione locale della Società di miglioramento e resistenza tra i lavoratori di Milano (fondata nel 1901) che contava 270 aderenti, diedero concretezza a quell'idea.

Il Libro dei Soci si aprì con la prima scrittura in data 5 marzo 1908 in cui si elencavano i primi soci che aderirono all'iniziativa, totalizzando un capitale pari a Lire 15.100 suddiviso in 229 adesioni.

Il Regolamento iniziale, per ragioni di coerenza con le leggi in vigore, prevedeva che gli appartamenti venissero offerti ai soci sia in affitto che in vendita. Questa seconda opportunità fu sempre tacitamente esclusa e caratterizzò nel tempo la gestione della Cooperativa Edile di Baggio.

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La costruzione del primo edificio, fatta con la manodopera dei soci (come si verificò anche successivamente in altri interventi) e con i loro pochi risparmi a disposizione, terminò nel 1908 e diede vita al classico modello di casa a corte con abitazioni operaie di ringhiera, via Quinto Romano 48.

 

Le abitazioni, tipiche dell'epoca, erano formate da due locali: cucina e camera da letto, con gabinetto esterno comune a diverse unità immobiliari. Per segnalare l'importanza delle aspettative create, basti segnalare che nel 1910 l'Edile aveva 671 soci su una popolazione del comune di 5.600 anime.

Continuò l'attività edilizia con il complesso di via Roane, sei padiglioni simili tra loro, formato sempre da case di ringhiera

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L'attività bellica rallentò le costruzioni ma non l'azione sociale svolta dalla cooperativa che si occupò delle famiglie dei richiamati, proponendo sgravi sui canoni, e delle associazioni benefiche della zona.

 

Non meraviglia, quindi, come nel 1916, in piena guerra, il Consiglio decise ugualmente un versamento a favore della Croce Verde di Baggio e della Biblioteca, segno che, pur nelle difficoltà, l'attenzione per il sociale non risultò mai estranea all'Edile.

Sfogliando il Gruppo d'onore dei Caduti Combattenti 1915-1918 del Comune di Baggio, si scoprono militari le cui famiglie erano tra i soci della Cooperativa, come: Giuseppe Restelli, Angelo Vegetti, Giovanni Montoli, Cesare Sala, Costante Gianelli, Giuseppe Sartirana, Carlo Bossi, Carlo Montoli, Luigi Barattieri, Arturo Galli. Anche sul Monumento ai Caduti di Piazza Stovani è incisa questa testimonianza.

Con l'avvento del fascismo, la cooperativa dovette subire un lungo periodo in cui perse la propria autonomia e il suo aspetto democratico. Vennero imposti dall'apparato i membri del Consiglio di Amministrazione e, nel 1939, dovette cambiare il nome in “Cooperativa Edificatrice Operaia Filippo Corridoni” che è ancora quello attuale.
 

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Il 18 marzo 1939, infatti, un'assemblea straordinaria venne convocata in Cooperativa per modificare l'articolo 1 dello statuto. Così scrissero sul verbale: "L'Assemblea della Società Anonima Cooperativa di Baggio, esaminando la proposta del Consiglio di modificare l'articolo 1 dello statuto sociale, prevista all'ordine del giorno, approva all'unanimità l'iniziativa di variare la denominazione della società nel modo seguente: Cooperativa Edificatrice Operaia Filippo Corridoni di Milano Rip: Baggio. Ravvisa in questo atto un omaggio alla memoria gloriosa del tribuno operaio che, offrendo la sua esistenza alla Patria, spianò col sangue nuove strade alle conquiste del lavoro che la rivoluzione Fascista ha realizzato".

 

Il regime fascista, altre a condizionare il Consiglio di Amministrazione imponendo propri rappresentanti nella gestione economica, tentava con queste operazioni simboliche di snaturare completamente le origini e gli ideali che costituirono l'iniziativa della Cooperativa Edile.
 

In quel periodo le assemblee erano scarsamente frequentate, come risulta dai verbali, e si risolvevano sempre velocemente, in meno di due ore. Così anche le riunioni del Consiglio di Amministrazione, raramente convocate, risultavano dai verbali prive di interventi critici e con conclusioni rapide.
 

Nonostante ciò, per tutti la società restò “la Cooperativa di Baggio” o, più semplicemente “la Cooperativa”.

 

Nel frattempo anche Baggio, con iniziative legislative dal 1923, non fu più comune a se stante e divenne un quartiere periferico di Milano.

 

Dato che le case non avevano il bagno, grandi innovazioni degli anni trenta furono i locali docce e le lavanderie con torchi, mastelli e fornaci per produrre l'acqua calda.  

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Nel 1970, la cooperativa di consumo, per i cambiamenti avvenuti nel commercio e per scelte aziendali discutibili, venne messa in liquidazione e questo, combinato con il fallimento dell'impresa che stava realizzando il nuovo complesso di via P. Colla–Scanini, e alla crisi di liquidità che ne derivò, costrinse la cooperativa Corridoni a procedere a cedere alcune delle sue parti commerciali.


Solo lo spirito di sacrificio e l'attaccamento alla società di buona parte del corpo sociale permisero il superamento di un momento difficile, il completamento dell'intervento edilizio in corso e il proseguimento dell'attività.

Da quel momento, le nuove edificazioni si ridussero a zero, sia per la scarsità di terreni a prezzi accessibili sia perché l'aumento vertiginoso dei costi rendeva impossibile alla coop a proprietà indivisa la realizzazione di progetti economicamente sostenibili.


Anche il movimento cooperativo, nel suo complesso, si orientò verso le società a proprietà divisa o mista e propose processi di aggregazione. 


Non vi furono più nuovi interventi, anche se permaneva nello spirito il sogno di creare nuove soluzioni abitative, e l'attenzione della cooperativa si focalizzò sul miglioramento del patrimonio esistente e al suo adeguamento alle mutate condizioni sociali e normative, utilizzando sia risorse proprie sia i magri finanziamenti pubblici.
 

Vennero poi realizzati, prima della seconda guerra mondiale, i primi edifici di via A. Scanini e poi, a partire dal 1949, si potenziò l'attività edificatoria: via Scanini e Piazza A. Garibaldi.

 

Il risultato fu un nuovo complesso di abitazioni con annesso ristorante, bar, bocciofila, sala da ballo e supermercato assegnati in gestione alla cooperativa di consumo costituita anche dai soci dell'edile.

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Nel 2005, la cooperativa Corridoni venne chiamata, tramite fusione, a risolvere la situazione di una società gemella, la Cooperativa ECER (Ente Cooperativo Edilizia Residenziale), che nel 2001, alla scadenza del diritto di superficie sul suolo ove aveva realizzato i suoi immobili nel Quartiere Gallaratese, non ebbe il rinnovo della concessione e, dopo un lungo tira e molla, il Comune di Milano propose ai soci inquilini che lo desideravano l'acquisto delle unità immobiliari. La maggior parte aderì all'offerta e solo un piccolo gruppo, per motivi economici o ideologici, non accetto. Quindi, restavano in carico a ECER un limitato numero di appartamenti (17), box e alcune parti commerciali, che passarono alla Corridoni in seguito alla fusione.

L'inizio del XXIesimo secolo vide la cooperativa Corridoni impegnata a cercare, in forme associate con coop simili, nuove prospettive per operare nell'attività costruttiva. Le difficoltà sorte con la crisi economica, la riduzione dei finanziamenti, le scelte dilatorie degli attori politici, non hanno permesso, a oggi, nuove operazioni immobiliari.

Come scelta alternativa, terminata la fase di ristrutturazione del patrimonio più vecchio, venne decisa, dove possibile, la sopraelevazione degli edifici.

A seguito di tale operazione venne realizzata una quindicina di appartamenti, parte in forma di mansarda.

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